I dati di una ricerca ONSAI- CRESME: grande crescita della progettazione di Opere pubbliche che passa dai 300 milioni di euro del 2016 ai 3 miliardi del 2022, i bandi da 2.900 a quasi 6.000
“Siamo in una fase cruciale, il nostro Paese si è impegnato in un forte ammodernamento con i fondi del PNRR. La Riforma del Codice dei Contratti era uno dei tasselli strategici del Piano. La sua principale criticità – che ci preoccupa molto – è quella di compiere un passo indietro e di relegare ad un ruolo secondario la centralità e la qualità del progetto senza le quali non si possono realizzare opere di qualità. Bisogna costruire un’alleanza tra tutti gli attori coinvolti perché il tema del Codice non riguarda solo esperti di diritto: noi siamo a disposizione per gettare insieme le basi di un percorso comune”.
Così Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) commentando i dati della ricerca “Il boom del mercato delle Opere pubbliche, il nuovo Codice e la qualità della progettazione” realizzata dall’ONSAI, Osservatorio Servizi di Architettura e Ingegneria. CNAPPC-CRESME, e che è stata illustrata nel corso della Conferenza Nazionale degli Ordini degli Architetti PPC.
Tiziana Campus, responsabile del Dipartimento Lavori Pubblici, Concorsi, ONSAI del CNAPPC ha ribadito l’importanza per gli Architetti PPC della qualità del costruito e quindi della progettazione che può essere garantita dal concorso in due gradi. Intervenendo poi sul tema delle “nuove scuole” e dei relativi concorsi promossi dal MIUR ha sottolineato che “ci siamo trovati in una fase di difficoltà rispetto ai tempi di espletamento dei concorsi. È stata richiesta una proroga dei tempi da parte del Ministero che speriamo venga accolta. Invitalia potrebbe bandire tutti questi concorsi con un accordo quadro per evitare l’appalto integrato, garantendo, come da Bando, l’affidamento ai professionisti di tutte le fasi della progettazione e la direzione dei lavori”.
L’allarme lanciato da Giuseppe Busia, Presidente dell’ANAC, riguarda il rischio, assolutamente da evitare, che le regole del nuovo Codice provochino un blocco o un rallentamento del settore.
Nel suo intervento ha poi sottolineato che “è fondamentale assicurare la piena trasparenza in tutte le fasi delle procedure di affidamento: essa non rallenta e garantisce più ampia partecipazione e concorrenza, a vantaggio sia delle stazioni appaltanti che degli operatori privati. Il Codice segnerà un passo in avanti rispetto alla digitalizzazione che è un cardine, ancora una volta per coniugare semplificazione con trasparenza e controllabilità. In generale – ha continutato Busia- occorre investire nella qualità e la progettazione è il primo tassello della qualità”. Sull’appalto integrato il Presidente dell’ANAC ha sottolineato che “può essere utile per gli appalti più complessi, ma non deve essere la regola, come rischia di diventare con le novità introdotte dal nuovo Codice: l’esperienza concreta ha dimostrato che, fuori dai casi di appalti a prevalente contenuto tecnologico, esso non riduce né i tempi né i costi. Garantire la qualità dei progetti significa garantire la qualità delle opere e la loro durata. Siamo a disposizione per costruire insieme prassi, percorsi e regole che migliorino le procedure: è una sfida che riguarda tutti, per questo istituzioni ed operatori devono lavorare insieme”.
“Sul Codice dei Contratti siamo preoccupati per il metodo – ha commentato Francesca De Sanctis, Componente della Commissione Referente Opere Pubbliche ANCE – I principi sono giusti e condivisibili ma non c’è coerenza con quanto poi riportato negli articoli, se si riuscisse a tradurli in norme concrete si otterrebbe un grande risultato per il nostro Paese. Per questo è fondamentale il coinvolgimento di tutti gli attori del mercato, lasciare scrivere le regole a pochi soggetti non è fruttuoso”.
Per quanto riguarda la crescita della progettazione di opere pubbliche, De Sanctis ha sottolineato che “veniamo da un decennio di crisi del settore in cui le imprese hanno fatto fatica a strutturarsi, e oggi hanno bisogno di un sistema di regole certe e stabili nel tempo e di un quadro di investimenti di medio-lungo periodo non solo per affrontare e concretizzare la sfida del Pnrr, ma anche per guardare al futuro dopo il 2026”.
La ricerca “Il boom del mercato delle Opere pubbliche, il nuovo Codice e la qualità della progettazione” ha sottolineato la grande crescita della progettazione di Opere pubbliche alla quale contribuisce in modo significativo il Pnrr e sulla quale incidono anche altri programmi precedentemente avviati: la progettazione di Opere pubbliche passa, infatti, dai 300 milioni di euro del 2016 ai 3 miliardi del 2022, i bandi da 2.900 a quasi 6.000. Ed ancora: boom dei concorsi di progettazione che nel 2020 erano stati 121, nel 2021 108, nel 2022 saliti a 511; ben 300 nei soli primi due mesi del 2023; l’appalto integrato come procedura di aggiudicazione dei lavori fase passa dai 2,5 miliardi di importi in gara del 2016 a oltre 35 miliardi nel 2022, pari al 42% del mercato delle opere pubbliche.
Dai dati della ricerca emerge poi che degli 83 miliardi di lavori in gara nel 2022: 53,6 miliardi riguardano le infrastrutture (reti di trasporto, idriche, rifiuti, energia e telecomunicazioni) e interventi di difesa del suolo, verde pubblico e arredo urbano; ma 30 miliardi di lavori riguardano l’edilizia pubblica sia di nuova costruzione che di riqualificazione. Dei 3,1 miliardi riguardanti le gare di progettazione nel 2022 il 69% è affidato mediante accordi quadro (circa 2,1 miliardi).