Si è conclusa la mostra “La visione dello spazio” (dal 3 al 14 luglio 2009, al Palazzo della Loggia – Fortezza del Priamàr).
L’evento, curato da Roberto Mutti, è nato da un’iniziativa del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in occasione del XXIII Congresso Mondiale degli Architetti di Torino, ed è stato successivamente organizzato a livello locale dagli ordini provinciali.
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“La mostra non è stata realizzata con l'intento di presentare un panorama esaustivo dell'attuale situazione internazionale della fotografia di architettura, operazione troppo ambiziosa e anche inadeguata perché oggi è evidente che la caduta degli steccati fra i generi rende sempre più difficile distinguere la fotografia di architettura e di paesaggio da quella più generalmente definita come creativa” – spiega Roberto Mutti – “Si è così voluto accostare autori differenti per formazione e scelte espressive che si sono misurati con questo tema nei modi più diversi, operando una scelta volutamente insolita e, forse, anche un poco spiazzante”.
La mostra presenta, accanto alle immagini lineari di autori ormai classici, come l'italiano Gabriele Basilico e l'inglese John Davies, quelle spettacolari di Margherita Spiluttini, fotografa austriaca nota per le sue immagini di interni, ma che qui presenta il risultato di una ricerca sul rapporto fra elementi architettonici e paesaggio naturale. La svizzera Stefania Beretta e l'italiano Andrea Garuti si sono misurati con il tema della città, la prima facendo ricorso a una doppia lettura parallela – il sopra e il sotto – che si ritrova in dittici dal sapore metaforico e l'altro utilizzando una composizione carica di atmosfere poetiche. Al bielorusso Vladimir Sutiaghin è affidato il compito di evocare un passato che nella sua terra è, invece, un ben connotato presente: le sue fotografie descrivono un mondo che conserva l'atmosfera di una grandiosità antica. Completamente opposte sono le ricerche di tre italiani che affrontano il tema in un modo particolarmente originale: Maurizio Galimberti interpretando le architetture in un gioco di composizioni e scomposizioni di piani, Franco Donaggio inventando un tessuto urbano carico di suggestioni surreali, Occhiomagico evocando le atmosfere visionarie che gli sono care in un ricercato confronto fra realtà e finzione.