Il Pritzker Architecture Prize torna in Giappone. Dopo Arata Isozaki, insignito soli cinque anni fa, quest’anno il più importante premio dell’architettura va all’architetto Riken Yamamoto, proclamato in queste ore.
Un nome non troppo conosciuto, forse, ma che nasconde una personalità poliedrica, interprete di valori ed etica comunitaria, giapponese per appartenenza geografica, ma con gli occhi proiettati verso il mondo.
Architetto di formazione e sostenitore sociale per vocazione, a lui si deve la capacità di aver stabilito la continuità tra la sfera pubblica e privata, fonte di ispirazione per società guidate dall’armonia nonostante la diversità di identità, economie, politica, infrastrutture e sistemi abitativi.
“Per me, riconoscere lo spazio, significa riconoscere un’intera comunità”, ha affermato Yamamoto. “L’attuale approccio architettonico enfatizza la privacy, negando la necessità di relazioni sociali. Tuttavia, possiamo ancora onorare la libertà di ogni individuo vivendo insieme nello spazio architettonico come una repubblica, promuovendo l’armonia tra le culture e le fasi della vita”.
Al centro del suo pensiero vi è, dunque, il sostegno alla vita comunitaria, che pone le basi sull’aiuto reciproco, assegnando alla comunità il significato di “senso di condivisione di uno spazio”.
Nel suo progettare c’è la decostruzione delle nozioni tradizionali di libertà e privacy e una denuncia verso il nuovo modo di abitare che vede l’assenza di relazioni tra i vicini, riconsiderando i confini tra pubblico e privato come opportunità sociali. Una filosofia che si riflette nell’estetica architettonica, caratterizzata dalla prevalente scelta di materiali traslucidi e dai collegamenti tra lotti contigui, in un dialogo continuo orientato alla creazione di spazi aperti anche agli abitanti e ai passanti.
I suoi progetti si concentrano prevalentemente nella sua terra d’origine, dove tutt’ora risiede e continua a praticare la professione, ma arrivano a toccare anche la Repubblica popolare cinese, la Repubblica di Corea e la Svizzera.
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