Care colleghe, cari colleghi,
le elezioni per il nuovo Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Savona 2021-2025 sono alle porte; il mio mandato di presidente dell’Ordine Architetti PPC sta terminando ed è mio desiderio salutare e ringraziare tutti voi.
Ho cercato, con passione e dedizione, di rappresentare l’intera categoria in un momento storico difficile in cui la pandemia è stata solo il tassello finale.
Il lavoro svolto fino ad oggi è stato possibile grazie al Consiglio che mi sono onorato di presiedere e ad ognuno di loro va il mio primo grazie.
Insieme abbiamo sempre creduto in due grandi pilastri che hanno caratterizzato il nostro mandato, da un lato la centralità del progetto e dall’altro il nostro ruolo sociale come Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori.
Il mercato italiano della progettazione, la crisi economica, l’eccessiva burocratizzazione del processo e l’elevata frammentazione dei nostri studi sono caratteristiche che hanno limitato e offuscato la capacità di competere e di innovare, seppur compensate da un elevato grado di professionalità e specializzazione.
Occorre quindi innovare e innovarci, farci partecipi di un meccanismo che, da un lato, riconosca le nostre professionalità e competenze e dall’ altro inneschi meccanismi di semplificazione, digitalizzazione e sburocratizzazione del processo. La fiscalità applicata agli studi professionali deve continuare a essere oggetto di attenzione, così come il sistema dei ristori, il dialogo con la nostra cassa e l’introduzione più massiccia dell’ Architetto PPC nella Pubblica Amministrazione .
I prossimi mesi sono un banco di prova importante ed eccezionale per migliorare la capacità progettuale e gestionale degli attori istituzionali, economici e sociali. Questo momento così buio per la nostra storia deve diventare un acceleratore di processi per risolvere situazioni croniche e incancrenite da anni.
Plaudo al parere favorevole espresso lo scorso dicembre dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici in merito alle “Linee guida per l’architettura”, parere che conferisce lo status di atto propedeutico alla Legge Nazionale dell’Architettura, che mi ha visto coinvolto in prima persona come rappresentante della Liguria in un gruppo di lavoro nazionale. Sono cambiati molti governi e questo lavoro non è stato facile per noi nè prioritario per la politica.
Occorrerà una riforma urbanistica nazionale, che dovrà utilizzare gli strumenti del progetto e il sistema delle strategie in sostituzione dei vecchi e desueti strumenti parametrici, per introdurre rigenerazione e sviluppo sostenibile senza mai dimenticare l’Architettura.
Occorrerà incentivare l’uso del concorso in due fasi che garantisce, più del concorso di idee, qualità, tempi certi e lavoro per la categoria. Proprio in questi giorni si sta aprendo la procedura che ha visto il nostro Consiglio affiancare una Pubblica Amministrazione nella redazione di un bando di concorso di progettazione attraverso l’utilizzo della piattaforma
del Consiglio Nazionale.
Il concetto di “qualità” parte dall’identità e dalla storia culturale del nostro Paese ed è basato sul rapporto con il patrimonio esistente, sulla apertura alle nuove frontiere tecnologiche, sulla coerenza con il paesaggio, sulla sua sostenibilità dinamica e non statica, sulla capacità dell’architettura di unire le comunità e di contribuire alla loro identità.
Sono orgoglioso degli accordi intrapresi con l’Università di Genova, che ha permesso lo svolgersi dei tirocini di colleghi appena laureati, e del dialogo con le Amministrazioni Regionali e con la Soprintendenza.
Ho creduto al format di “Open studi aperti”, con la costruzione di un monolite giallo in piazza del Comune visitabile dalla cittadinanza, ed al progetto “Abitare il paese – la cultura della domanda” perché occorre educare le persone al bello e all’architettura, già da piccoli; ho scoperto un mondo fantastico nella scuola e nei bambini che capiscono, da cittadini,
quali sono le criticità le potenzialità nelle città in cui vivono.
Ricordo con grande piacere le Archiletture nella quali ci siamo confrontati con personaggi diversi e molto interessanti.
Ho incontrato in questi anni tanti colleghi professionalmente in difficoltà, ho sentito il peso della loro disperazione ma ho sempre cercato di infondere positività mettendo a servizio il mio tempo per ascoltare e cercare di risolvere li problemi.
Ho anche fatto errori, sottovalutato il mondo imprenditoriale e della Filiera e le altre professioni tecniche, con cui avrei voluto un dialogo maggiore e azioni più concrete.
Ho fortemente voluto una nuova sede, più piccola ma aperta alla città, trasparente, dove vorrei che i colleghi si trovassero anche solo per un caffè, un momento conviviale o per far nascere azioni, proposte e confronti soprattutto intergenerazionali.
In ultimo credo di aver in parte creato una comunità, piccola certo, che si confronta e che dialoga.
Il grazie più importante va al mio Consiglio che ha permesso tutto questo e in particolare alle cariche istituzionali che hanno lavorato con responsabilità ed abnegazione. Oramai sono amici che ricorderò per sempre dopo circa 10 anni di presenza nel sistema ordinistico.
Grazie ai componenti del Consiglio di Amministrazione della Nostra società che verrà chiusa, forse trasformata e innovata per stare al passo con i tempi.
Grazie al Consiglio di Disciplina, alla Commissione Taratura e alla Commissione Cultura.
Grazie a tutti i tutor e collaboratori di “Abitare il paese” e a tutti i nostri consulenti.
Grazie a tutti i docenti dei nostri corsi di formazione con cui ho potuto dialogare e costruire azioni e proposte.
Grazie a due donne meravigliose, le nostre segretarie, che mi hanno sopportato e supportato in ogni azione, il loro contributo è sempre stato determinante! Grazie quindi a Cinzia Bellucci e a Silvia Biglino anche se non è più parte della segreteria ma sta percorrendo altre esperienze professionali.
Grazie al Consiglio Nazionale Architetti PPC, al suo Presidente, che mi ha sempre trasmesso molto entusiasmo e grazie al Consigliere Nazionale Savonese, Ilaria Becco, che ha gestito con competenza un dipartimento difficile come quello della Formazione e su cui ancora molto lavoro sarà da fare.
Grazie a tutti i presidenti e consiglieri degli Ordini territoriali, ho conosciuto un mondo vario e variegato dove il confronto e le differenza sono state importanti e portatrici di crescita culturale, personale e professionale. Ho trovato colleghi che sono diventati amici, in ogni provincia italiana.
Grazie a tutte e tutti voi che in tutti questi anni mi avete ascoltato, consigliato, supportato, amato, incoraggiato o criticato. Un’esperienza per me molto dura, totalizzante, ma straordinaria ed indimenticabile. Credo sia giusto e doveroso oggi passare il testimone a chi si impegnerà per fare bene e che avrà sempre la mia disponibilità a lottare e costruire per la categoria.
Nel documento scaricabile qui di seguito, curato da Silvia Dagna che ringrazio, spero si possa trovare la testimonianza concreta dell’impegno mio e di tutto il gruppo che mi ha circondato.
Giacomo Airaldi